“Architetti di tali edifizi furono quei magistri comacini, i quali, da più secoli addietro, esercitavano, quasi esclusivamente, l’arte e l’industria del fabbricare, non soltanto nella Lombardia, ma eziandio nelle altre provincie d’Italia e persino oltre l’Alpi; successori e continuatori di quegli artigiani medesimi che, sotto l’Impero Romano, erano liberi o schiavi: ma la libertà negli uni era vincolata dall’obbligo di esercitare, di padre in figlio, la professione medesima in una zona di territorio determinata; negli altri la ser vitù era alleviata dal diritto di retribuzione sul proprio lavoro, quantunque il lavoro fosse imposto.”
(Tanıtım Bülteninden)
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